Informazioni teoriche basate sui concetti sviluppati da SHIRLEY SAHRMANN, PT, PHD e Associati, presso la Washington University School of Medicine – St. Louis, Missouri – USA

Il concetto dominante di trattamento in fisioterapia è basato su un modello patokinesiologico, che pone l’attenzione sulle anormalità del movimento derivanti da una condizione patologica. Il concetto su cui si basa il sistema MSI (Movement System Impairment), Disfunzioni del Sistema di Movimento è invece di tipo kinesiopatologico: il movimento può causare una patologia come risultato di piccole alterazioni della precisione del movimento. Durante i gesti delle attività quotidiane i movimenti ripetuti e le posture prolungate ad essi associati inducono lesioni tessutali e perdita di precisione del movimento.

Il sistema di movimento è un sistema fisiologico che funziona per produrre il movimento del corpo in toto o nelle sue componenti; è dato dall’interazione funzionale di diversi sistemi: muscolare, nervoso e scheletrico ( biomeccanica) e inoltre cardiovascolare, polmonare, metabolico.

Si ipotizza che il dolore muscolo-scheletrico sia legato in gran parte allo stile di vita: tutti i tessuti con il tempo e con l’invecchiamento si usurano; il fisioterapista ha pertanto un ruolo fondamentale nella gestione del sistema di movimento: muoversi meglio per invecchiare meglio.

Lo schema prevalente in fisioterapia tradizionale è il seguente:

  • fornitura di un trattamento, non di una diagnosi,
  • trattamenti frequenti (3/settimana),
  • nell’arco di un breve periodo,

Nelle Sindromi da Disfunzione di Movimento (così come lavorando con altri metodi basati sull’autotrattamento e l’approccio meccanico, tipo il metodo McKenzie e la Rieducazione Posturale Globale), invece lo schema diventa:

  • diagnosi e trattamento,
  • trattamenti meno frequenti (1/2 settimana),
  • per un periodo di tempo prolungato,
  • ritorno periodico per controllo (qualità della vita),
  • responsabilità del paziente all’autotrattamento,

Sindromi da disfunzione di movimento è sinonimo di condizioni di dolore muscolo scheletrico, ma il termine pone l’enfasi sul fatto che si ritenga che piccole alterazioni nella precisione del movimento (troppo o troppo poco) siano la principale causa di dolore muscolo-scheletrico. Questa alterazione nella precisione del movimento è una disfunzione.

Il dolore muscolo scheletrico è principalmente di natura meccanica: modificandolo può diminuire l’irritazione tissutale quindi diventa essenziale modificare il modo in cui vengono eseguite le attività quotidiane.

Il fisioterapista deve avere una conoscenza approfondita del sistema di movimento e delle sue disfunzioni: deve conoscere molto bene il movimento fisiologico per poter riconoscerne tutte le possibili alterazioni.

Le disfunzioni del sistema di movimento sono denominate sindromi in quanto sono una combinazione di disfunzioni del sistema muscolare, scheletrico e neurologico e, a causa dell’interazione di tali disfunzioni, dovrebbero tutte essere con precisione identificate e trattate in modo specifico. Le sindromi o diagnosi MSI sono denominate in base alla

direzione di movimento o allineamento che più costantemente scatena il dolore, direzione che, quando corretta, riduce o elimina il dolore. Le diagnosi per la regione lombare sono flessione, estensione, rotazione, flessione-rotazione ed estensione-rotazione. Uno dei più importanti aspetti di questo approccio è l’utilizzo delle categorie diagnostiche per indirizzare il trattamento fisioterapico.

Un esempio di ciò è che una diagnosi di estensione lombare, che significa che l’estensione della colonna sta producendo i sintomi, è molto più utile e può essere molto più accurata di una diagnosi di sindrome delle faccette lombare che indica quale tessuto si ritiene essere l’origine del dolore.

Ragionevolmente, il trattamento fisioterapico è limitare gli allineamenti e i movimenti in estensione lombare allo scopo di alleviare le sollecitazione sull’articolazioni delle faccette e sui tessuti contigui. Questo tipo di intervento dovrebbe risultare più efficace dell’utilizzo di farmaci allo scopo di ridurre l’infiammazione dovuta alla sollecitazione, dal momento che il trattamento farmacologico non interviene sul fattore che produce la sollecitazione.

Come affermato precedentemente il fattore causale primario nello sviluppo di condizioni di dolore muscolo-scheletrico è rappresentato dal modo in cui le persone compiono le proprie attività quotidiane e dalle posture che sono parte di queste attività. Di conseguenza la condizione dolorosa non è il risultato di un singolo evento isolato, ma spesso è il risultato di traumi ripetuti in un periodo di tempo prolungato i quali producono adattamenti tissutali che rinforzano lo schema di movimento patologico. Tali adattamenti riguardano il sistema nervoso, muscolare e scheletrico così come le interazioni biomeccaniche che influenzano questi sistemi.

Il paziente deve essere istruito dal fisioterapista a schemi di movimento e posizioni sedute corretti oltre che ad eseguire esercizi specifici per modificare le condizioni muscolari contribuenti. Durante l’esame iniziale, per confermare la diagnosi, viene utilizzata una batteria di test standardizzati. Lo scopo della valutazione è identificare la categoria diagnostica e i fattori contribuenti.

Esistono numerosi test, quindi un riscontro positivo ad un solo test non è sufficiente per una diagnosi definitiva. L’esame fisico comprende test che sono simili ad altri approcci, e test che sono peculiari di questo metodo.

È altrettanto importante poter dire al paziente qual’è la sua direzione problematica, così potrà capire quali sono le attività quotidiane che lentamente alimentano i suoi sintomi.

Usando questo approccio il paziente è più coinvolto, diventa più critico nei confronti del problema, avrà quindi più possibilità di miglioramento e sarà entusiasta di ciò che sta facendo. Tenendo sempre presente che la rimozione delle lesioni non corregge la disfunzione del movimento, è

necessaria una diagnosi funzionale e il trattamento richiede precisione nel riallenare il movimento corretto e non nel potenziare: è un problema di controllo motorio (richiede l’intervento del fisioterapista).